Eutanasia animali sani, “anche uno è di troppo”

La delusione di chi sostiene la proibizione per legge della soppressione di animali da compagnia senza patologie – L’iniziativa è stata bocciata dal Gran Consiglio per un pugno di voti

Per una manciata di voti, 41 voti contro 31, il Gran Consiglio ticinese ha fermato lunedì un iter che avrebbe portato a Berna la proposta di proibire l’eutanasia di animali da compagnia sani.

Una pratica che in Italia e in Germania è proibita e perseguibile, ma non in Svizzera. E lo rimarrà ancora in futuro, visto che il Parlamento ticinese ha tentennato su un dato che non c’è. Non esiste infatti una statistica su quanti animali da compagnia, sani o non sani, vengono soppressi in Ticino dai veterinari.

“Sono numeri che hanno solo i veterinari e spesso sono restii a dare – dice Nash Pettinaroli, presidente dell’associazione AnimalLife – Non lo sappiamo, ma, dal canto mio, anche uno è di troppo”. AnimalLife è tra i promotori della petizione che ha raccolto oltre 30’000 firme e dato la spinta all’iniziativa cantonale. “Non è accettabile – prosegue Pettinaroli – che si pratichi l’eutanasia su un animale domestico unicamente perché c’è di mezzo un divorzio, un trasloco o un problema comunque risolvibile e relativo solamente alla persona, non all’animale”.

Per il veterinario cantonale Luca Baccarini una modifica di tale legge anche in futuro potrebbe risultare di non facile gestione. “Ci sono situazioni in cui per salvaguardare la dignità e il benessere animale è preferibile l’eutanasia che nel 99,9% dei casi è sempre una decisione sofferta da parte del detentore dell’animale”. Secondo lui, una nuova normativa “porterebbe magari delle situazioni in cui il veterinario si rifiuta di fare l’eutanasia per paura poi di essere denunciato per maltrattamento o denunciato in base a quello che potrebbe essere un nuovo articolo della legge federale sulla protezione degli animali”.
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Gatti criminali? In Svizzera stanno pensando di limitarli

Ratti, pipistrelli, uccelli, arvicole, lucertole e orbettini: questi sono alcuni dei regali, in vari livelli di sopravvivenza, con cui mia moglie e io abbiamo avuto a che fare nel corso degli anni grazie a Sam. Dato che un terzo delle specie di uccelli svizzeri è in pericolo, una percentuale superiore a quella di molti altri Paesi, gli ambientalisti chiedono ora che si faccia qualcosa per limitare la popolazione di gatti in Svizzera e ridurre così la minaccia che questi rappresentano per la biodiversità. 

Circa due milioni di gatti si aggirano per la Svizzera (che conta nove milioni di abitanti). Di questi, un decimo sono senzatetto e selvatici, secondo le stime della fondazione per i diritti degli animali Tier im RechtCollegamento esterno. Il restante 90%, la cui maggioranza ha accesso all’aria aperta, fornisce compagnia e svago a milioni di persone. Secondo il quotidiano Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno (NZZ), però, questi felini in Svizzera uccidono ogni anno circa 30 milioni di uccelli e mezzo milione di rettili e anfibi. 

L’Associazione svizzera per la protezione del clima (Klimaschutz Schweiz) è entrata nel dibattito e ha iniziato a raccogliere idee per un’iniziativa sul tema. Una delle idee presentate in un recente incontro, che per sua stessa ammissione si concentra più sulla biodiversità che sul clima, è una moratoria di dieci anni sull’importazione e l’allevamento di gatti. 

Anche l’organizzazione per la conservazione della natura Pro Natura ha riflettuto sulla delicata questione. “Si potrebbe far indossare loro dei collari che emettono un rumore, tenerli in casa per alcune settimane durante la principale stagione di riproduzione [degli uccelli] – ma questo sarebbe difficile da attuare – o sterilizzare sistematicamente i gatti per limitare il loro istinto di caccia”, ha dichiarato alla NZZ il direttore di Pro Natura Urs Leugger-Eggimann. 

Secondo la mia esperienza, mettere un campanello al collo del nostro gatto nero ha solo migliorato le sue già ottime capacità di caccia e lo ha trasformato in un ninja letale. Tenerlo agli arresti domiciliari, però, sarebbe stato penoso per tutti. Ma questo non ha fermato la città tedesca di Walldorf. 

A Walldorf i gatti non possono uscire senza guinzaglio dall’inizio di aprile alla fine di agosto. Questa misura, attualmente in vigore per il 2023, 2024 e 2025, serve a proteggere l’allodola crestata che nidifica al suolo e che rischia l’estinzione. I proprietari di gatti rischiano multe di 500 euroCollegamento esterno (470 franchi), che possono arrivare fino a 50’000 euro se l’allodola viene ferita o uccisa. 

Non sorprende che molti proprietari di gatti di Walldorf – per non parlare dei gatti – non siano impressionati. “Il mio gatto Tchaikovsky viene da una fattoria. Se non lo faccio uscire, impazzisce”, ha dichiarato un residente al tabloid tedesco BildCollegamento esterno l’anno scorso. “Comunque, è troppo pigro per andare a caccia”. 

Libertà di circolazione dei gatti 

Circa il 44% delle famiglie nell’UECollegamento esterno ha un animale domestico e il numero non dovrebbe essere molto diverso in Svizzera. Da parte sua, l’UE ha fatto sapereCollegamento esterno di essere “un forte difensore dei diritti di libera circolazione, compresi quelli dei gatti” e ha negato “categoricamente” di voler obbligare questi felini a stare in casa o al guinzaglio. 

Mentre negli Stati Uniti il 70% dei proprietari di gatti, preoccupati soprattutto dalla presenza di coyote e dal traffico, tiene i propri gatti in casa (contro il 35% della fine degli anni ’90), nel Regno Unito circa il 70% dei proprietari lascia uscire i propri amici a quattro zampe, una percentuale simile a quella di altri Paesi europei. “L’accesso all’aria aperta è considerato un bene per il benessere dei gatti, una posizione condivisa da enti di beneficenza [britannici] come Cats Protection e Battersea Dogs & Cats Home, e ci sono pochi predatori di cui preoccuparsi”, riporta il GuardianCollegamento esterno

Mettendo le cose in prospettiva, il direttore di Pro Natura Urs Leugger-Eggimann ha sottolineato che i gatti non sono la più grande minaccia per la biodiversità. “I cambiamenti climatici, l’espansione delle aree di insediamento e l’uso intensivo dell’agricoltura sono molto più problematici”, ha affermato. 

Minacce di morte 

Nonostante le numerose sfide, sono stati fatti altri tentativi per limitare la popolazione felina in Svizzera. 

In Argovia, Thomas Baumann, del partito dei Verdi, ha chiesto che cani e gatti siano trattati allo stesso modo: il chip per i gatti e la registrazione dovrebbero essere obbligatori. Spera che il costo della capsula sottocutanea – circa 100 franchi svizzeri – riduca il numero di felini “acquistati per capriccio”, ha riportato l’Aargauer Zeitung a marzoCollegamento esterno

“Chiunque è stanco di un gatto domestico può abbandonarlo in qualsiasi momento senza essere ritenuto responsabile”, ha detto Baumann, un agricoltore biologico. I problemi legati al randagismo si stanno aggravando. Tra questi, le lotte feline per il territorio e la rivendicazione da parte dell’umanità di una maggiore protezione della biodiversità. “Ci sono sempre più richieste alla politica di affrontare questo problema”. 

Alcune personalità politiche stanno effettivamente indossando la loro armatura e si stanno facendo avanti. Nella città di Berna, Thomas Hofstetter del Partito liberale radicale (PLR, destra) ha proposto l’introduzione di una tassa per i gatti all’aperto. “Sarebbe la soluzione più efficace”, ha dichiarato alla NZZ. “Da un lato, aumenterebbe le restrizioni per il possesso di un gatto e, dall’altro, gli introiti generati potrebbero essere utilizzati per proteggere la biodiversità secondo il principio ‘chi inquina paga’”. 

Tuttavia, come ha osservato l’Aargauer Zeitung, usando un eufemismo, “la questione è polarizzante”. 

Nel 2013, alcuni ricercatori e ricercatrici hanno analizzato il numero di uccelli uccisi dai gatti negli Stati Uniti ogni anno. I loro risultatiCollegamento esterno – fino a quattro miliardi di esemplari (per lo più uccisi da gatti selvatici) – hanno certamente “arruffato pellicce e piume”, come ha scritto il National GeographicCollegamento esterno.

“I media hanno messo gattare e gattari contro gli uccellatori, chi sostiene i diritti degli animali contro chi si batte per l’ecologia e i proprietari di animali domestici contro gli accademici”, si legge nel documento. “Uno dei ricercatori ha scritto un libro, Cat Wars, che non ha esattamente appianato le cose, e ha raccontato di aver ricevuto minacce di morte”. 

“Nessuno vuole scottarsi” 

Che i gatti rappresentino un pericolo per alcuni animali selvatici non sembra un tema del tutto campato in aria. Tutti sanno che i gatti sono predatori. Ma le politiche e i politici svizzeri, forse consapevoli del fatto che quasi la metà delle famiglie del Paese possiede un animale domestico, sembrano comprensibilmente riluttanti a essere visti come anti-gatti. 

Tuttavia, la guida alla biodiversità della città di BernaCollegamento esterno contiene un consiglio inequivocabile: “Non prendete un gatto domestico”. La NZZ osserva che, in risposta all’iniziativa di Thomas Hofstetter, il municipio della città di Berna ha dichiarato che l’obbligo di mettere il guinzaglio ai gatti e il divieto di tenere questi animali all’aperto sarebbero misure efficaci, ma non vuole imporre alcun requisito vincolante. È “difficile immaginare” che queste misure siano “socialmente accettate”, ha dichiarato. Dopo tutto, i gatti sono “compagni di vita”. 

“È affascinante”, ha detto Hofstetter. “Nessuno vuole scottarsi su questo argomento. I gatti sono semplicemente troppo popolari”. 

FONTE

A cura di Samuel Jaberg/ds

Tradotto da Marija Milanovic con l’aiuto di DeepL

Come Sverminare Gatto con il Prodotto Giusto

Questo articolo è stato pubblicato il ottobre 30, 2017 da Matea.

La sverminazione dei gatti è sicuramente una pratica importantissima da fare, soprattutto nei cuccioli, se vogliamo evitare qualsiasi tipo di problematica per il nostro amico a quattro zampe.

Spesso, però, quando siamo chiamati a scegliere un vermifugo per il nostro gatto, ci troviamo di fronte all’imbarazzo della scelta. Questo perché spesso c’è disinformazione, e questa cosa porta all’incertezza nell’effettuare la scelta del prodotto giusto.

Come detto in precedenza la sverminazione dei gatti  deve assolutamente essere effettuata, quanto prima possibile, quindi già da cuccioli, come raccomandato dalle linee guide internazionali (1).

Ovviamente è una prassi che va fatta anche se il gatto è già adulto, perché anche in quel caso può essere vittima di parassiti all’interno dello stomaco. E’ necessario che la sveminazione dei gatti venga effettuata prima delle vaccinazioni (2), magari dal veterinario di fiducia.

La cadenza deve essere annuale, tramite una profilassi ben precisa. Infatti, la profilassi va effettuata in base al contesto in cui vive il vostro gatto, quindi alla zona e alle abitudini. Se il vostro amico a quattro zampe trascorre la maggior parte del suo tempo fuori casa, allora la profilassi diventa obbligatoria.

Alla luce di tutto questo, quando andiamo a scegliere un prodotto, bisogna sempre scegliere quello giusto, andando così ad evitare di somministrare al vostro gatto un prodotto non efficace. Ad indicare quale possa essere il vermifugo migliore per il felino è senza dubbio il veterinario, che potrà consigliarvi.

Per le infestazioni da vermi è anche possibile utilizzare prodotti senza ricetta, che sono comunque molto efficaci e sicuri, anche se in questo caso è d’obbligo un consulto con il veterinario.

I Diversi Prodotti per la Sverminazione dei Gatti 

Poiché sono tante le varietà di vermi che possono attaccare l’intestino del gatto, in commercio possiamo trovare svariati tipi di vermifughi. Quello sicuramente più efficace è il vermifugo che distrugge gli Ascaridi, senza dubbio i vermi più diffusi in assoluto (3).

Si trovano spessissimo nei cuccioli, che vengono contagiati dalla madre attraverso il latte.

Questi parassiti colpiscono anche i gatti adulti, che possono essere infettati da altri animali, oppure dall’ambiente che li circonda. Gli Ascaridi sono facilmente individuabili nelle feci dei vostri gatti, oppure nel vomito, questo perché somigliano a dei sottilissimi spaghetti di colore bianco.

Un altro prodotto molto utilizzato per sverminare i gatti, è quello per eliminare i Cestodi (4). Questi vermi sono più difficile da identificare, e questo perché frequentemente si riducono in tanti frammenti. Questi vermi entrano in contatto con il gatto attraverso le pulci.

Come detto è difficile individuarli nelle feci, ma i cuccioli che vengono colpiti da questi parassiti presentano dei sintomi abbastanza chiari, quali agitazione, dolore nella zona anale e nell’addome.

A questi sintomi, poi, vanno aggiunti la perdita di peso e il vomito, che avvalorano ulteriormente l’ipotesi che nello stomaco del vostro amico a quattro zampe risiedono i Cestodi.

Molto efficace è anche il vermifugo per gatti contro gli Anchilostomi (5) sono ritenuti i parassiti più pericolosi che possano colpire il vostro gatto. Questi, causano infezioni molto gravi che possono anche portare alla morte dell’animale. In commercio esistono prodotti che funzionano in maniera eccellente, per contrastare questi vermi.

Purtroppo, c’è da dire che questi vermi sono praticamente invisibili a occhio nudo nelle feci, e quindi non è possibili identificarli. Per questo motivo, per capire se il nostro gatto è stato attaccato da questi parassiti, è necessario fare attenzione ai sintomi accusati dal felino.

Nello specifico bisogna andare a controllare se è presente sangue nelle feci, e se si registra una perdita di peso. Oltre a questo, un altro campanello di allarme scatta nel caso si presenti diarrea e mancanza di attività da parte dell’animale. Spesso il gatto presenta anche la pelle irritata e le gengive pallide. In questi casi è opportuno ricorrere immediatamente al vostro veterinario, che effettuerà una visita approfondita dell’animale e l’esame delle feci.

Tante Tipologie Specifiche per Combattere i Vari Tipi di Vermi

gatto malato

Come abbiamo visto in precedenza, in commercio sono tanti i prodotti per sverminare i gatti.

Tra quelli già presentati in precedenza, bisogna aggiungere anche un prodotto molto conosciuto sul mercato, che consente di contrastare la Dirofilaria (6). Si tratta di un parassita trasmesso direttamente dalle zanzare, che pungono il nostro amico a quattro zampe.

Anche questi parassiti sono invisibili a occhio nudo, e per capire se il nostro gatto è stato colpito bisogna fare attenzione ai sintomi. L’animale colpito da questo parassita, infatti, appare sempre stanco, presenta un addome gonfio, il pelo opaco e la tosse.

Se vi accorgete che il vostro gatto ha uno o più sintomi di quelli elencati, allora non perdete altro tempo e portatelo subito dal vostro veterinario di fiducia per una visita accurata.

Un altro prodotto per sverminare il vostro gatto è quello realizzato che combatte i Tricocefali (7). Si tratta di un altro parassita che non si vede a occhio nudo. Per riuscire a capire se il vostro gatto è stato contagiato da questo parassita, è opportuno portarlo dal veterinario che attraverso una visita accurata potrà diagnosticare la loro presenza.

In conclusione abbiamo visto che esistono in commercio tanti prodotti per sverminare il gatto, e ognuno ha una sua efficacia specifica. La cosa importante in tutti i casi, e individuare quale verme ha infestato l’organismo del vostro amico a quattro zampe, per poter scegliere il prodotto giusto che possa eliminare il problema.

Matea

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I supermercati volendo potrebbero combattere gli allevamenti intensivi di polli (ma non vogliono)

Martina Di IorioEditor di CiboToday

Essere Animali, associazione per la difesa degli animali sfruttati negli allevamenti intensivi, ha pubblicato un report che mette in luce la cattiva comunicazione e trasparenza della grande distribuzione. Nel mirino alcune grandi catene di supermercati: tutte con voti insufficienti

n report che fa riflettere sulle condizioni degli allevamenti intensivi in Italia. Arriva da Essere Animali, associazione per la difesa degli animali sfruttati dall’industria alimentare, che pubblica la relazione “Supermercati italiani: impegni e trasparenza per i polli. Un’analisi condotta a seguito delle relazioni e dei rapporti intrattenuti con i maggiori supermercati italiani a partire dal 2022. Nel mirino di fatto tutto il mercato: LDI, Bennet (Gruppo Végé), CONAD, Coop, Esselunga e Gruppo Selex, che a detta dell’associazione, non sembrano rispettare i criteri previsti dallo European Chicken Commitment (ECC). Con la conseguenza di prodotti scadenti e potenzialmente dannosi per la saluta umana. Ecco i voti che sono stati pubblicati e il report.

Un allevamento intensivo di polli-3
Un allevamento intensivo di polli-3

Essere Animali e l’impegno verso il benessere degli animali

Essere Animali ha come obiettivo quello di porre fine all’allevamento intensivo e promuovere la transizione verso un sistema alimentare più compassionevole. Da sempre punta a lavorare con aziende alimentari e istituzioni di settore perché vengano progressivamente migliorate le condizioni di vita degli animali d’allevamento. Come in questo caso. “Ogni anno nel mondo sono macellati oltre 70 miliardi di polli, più di 500 milioni solo in Italia, quasi tutti cresciuti in allevamenti intensivi” leggiamo nel report. Numeri davvero ingenti.

L’analisi di Essere Animali ha come punto di partenza i contatti intercorsi in questi anni con la GDO italiana, per discutere delle problematiche che vivono i polli negli allevamenti intensivi. Una conversazione che ha preso spunto dai criteri stipulati all’interno dell’ECC: documento sottoscritto da 30 ONG internazionali per migliorare gli standard di allevamento e macellazione nella filiera dei polli da carne a livello commerciale. 

Il report di Essere Animali sulla carne degli allevamenti intensivi-2
Il report di Essere Animali sulla carne degli allevamenti intensivi-2

Il report sui supermercati italiani

Ma perché prendersela proprio coi supermercati e non direttamente gli allevamenti? “supermercati giocano un ruolo fondamentale nella trasformazione dei sistemi produttivi perché, grazie alla loro dimensione e ai volumi di vendita, sono in grado di indirizzare direttamente il miglioramento delle filiere da cui provengono i prodotti venduti a loro marchio” spiegano da Essere Animali. Da qui l’attenzione costante verso questi attori di primaria importanza nella filiera.

criteri su cui si è basato il report sono stati molteplici. Qualità delle conversazioni, quindi quanto i supermercati sono stati disponibili nel risponde e fornire dati. Proattività verso impegni futuri in cui si valuta la propensione a impegnarsi. E infine la presenza di impegni concreti e significativi per i polli, con l’obiettivo di valutare se le comunicazioni contengano anche promesse in tal senso. Il risultato? Per Essere Animali molto deludente.

La trasparenza della GDO sotto accusa-2
La trasparenza della GDO sotto accusa-2

Le pagelle di Essere Animali

Le valutazioni vanno da 1 a 10, ma i voti complessivi raggiunti dai supermercati analizzati dal report non superano il 5. Leggiamo: Coop ed Esselunga, che della comunicazione sulla qualità fanno spesso il loro punto di forza, registrano solo un 4, mentre insegne come Aldi e Gruppo Selex si posizionano più in alto con, rispettivamente, 4,5 e 5”. Più bassa invece la valutazione per Bennet (Gruppo Végé), che registra un 3 complessivo, mentre il principale player italiano, Conad, si piazza all’ultimo posto con un 2 in pagella. Ma non è tutto negativo per Essere Animali: “I supermercati che in Italia si sono invece già impegnati per migliorare le condizioni dei polli nella loro filiera sono Carrefour, Cortilia e Eataly”. Ricordiamo comunque che siamo in presenza di una analisi non sulla qualità specifica del prodotto e neppure sulle effettive modalità di allevamento, bensì sull’approccio delle catene di supermercati su questo tema molto sensibile. Una analisi dunque che aiuta a riflettere sul problema oggettivo rappresentato dagli allevamenti intensivi.

Si tratta di uno dei tantissimi report che invita alla riflessione su questo tema, sottolineando inoltre come non cadere nel tranello delle scuse e degli slogan aziendali. Come il prezzo basso, che sa da un lato fa leva sulle difficoltà economiche di molti, dall’altro contribuisce alla diffusione di abitudini malsane dannose per la salute degli animali ma anche poi di chi li mangia. A volte pagare qualcosa di più, conoscendo dunque provenienza e metodi di allevamento e magari rivolgendosi alle botteghe o ai mercati invece che alla GDO, aiuta salute e ambiente.

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Danni causati da fauna selvatica, è possibile chiedere un indennizzo

Cinghiali, caprioli, cervi, stambecchi, istrici, fagiani, volpi, lepri: la fauna selvatica è una delle ricchezze del nostro Paese, ma sulle strade può rappresentare un rischio per gli automobilisti e i motociclisti che incrociano questi animali sul loro percorso.

Il loro comportamento, infatti, è imprevedibile e l’aumento della popolazione di alcune specie è correlato con un incremento del numero di incidenti. Come nel caso dei cinghiali: il loro numero è cresciuto del 15% durante la pandemia, superando i 2 milioni di esemplari (solo 10 anni fa erano la metà) con un corrispettivo aumento del numero dei sinistri. Secondo l’Osservatorio Asaps, infatti, «il tragico bilancio dell’anno del Covid, è di un incidente ogni 48 ore. Con 16 vittime e 215 feriti, a causa di cinghiali e animali selvatici che attraversano strade e autostrade». Solo nel 2019, oltre 10.000 persone sono rimaste coinvolte in un incidente stradale con un animale selvatico.

Ma chi è responsabile in questi casi? È previsto un risarcimento del danno per un sinistro dovuto alla fauna selvatica? E, soprattutto, come richiederlo? Ecco tutto quello che è importante sapere.

In caso di danno causato da fauna selvatica, il risarcimento va richiesto all’Ente a cui sono stati affidati concretamente i poteri di gestione e di controllo del territorio e quindi degli animali selvatici che si trovano sul territorio.19 dic 2023

Incidente stradale con animali selvatici: chi è responsabile?

La fauna selvatica è considerata patrimonio dello Stato: per questo, la legge ne affida la gestione alle Regioni, che è responsabile dei danni da essa cagionati in base all’articolo 2052 del Codice Civile e la sentenza della III sezione della Corte di Cassazione depositata il 20 aprile 2020 n. 7969. È compito delle amministrazioni regionali, quindi, predisporre le misure adeguate per prevenire gli incidenti stradali dovuti alla presenza di animali e, eventualmente, incaricare enti o società terze della messa in atto di interventi studiati per limitare i sinistri.

Segnaletica, recinzioni nei punti in cui il passaggio è più frequente, catarifrangenti direzionali che spaventando l’animale con una luce forte e improvvisa al passaggio delle auto e ne stimolano l’immobilizzazione per scoraggiare l’attraversamento, sottopassi o cavalcavia – i cosiddetti “ecodotti” – pensati per poter superare le strade senza entrare nella carreggiata: gli interventi che le Regioni o gli enti da essa incaricati possono realizzare per ridurre al minimo il rischio di incidente sono numerosi.

Secondo la sentenza della Corte di Cassazione n.19332 del 07-07-2023,

nell’azione di risarcimento del danno cagionato da animali selvatici a norma dell’art. 2052 c.c. la legittimazione passiva spetta in via esclusiva alla Regione, in quanto titolare della competenza normativa in materia di patrimonio faunistico, nonchè delle funzioni amministrative di programmazione, di coordinamento e di controllo delle attività di tutela e gestione della fauna selvatica, anche se eventualmente svolte -per delega o in base a poteri di cui sono direttamente titolari- da altri enti; la Regione può rivalersi (anche mediante chiamata in causa nello stesso giudizio promosso dal danneggiato) nei confronti degli enti ai quali sarebbe in concreto spettata, nell’esercizio delle funzioni proprie o delegate, l’adozione delle misure che avrebbero dovuto impedire il danno.

Il danneggiato, continua la sentenza, ha l’onere di dimostrare il “nesso eziologico”, ovvero il nesso di causalità, tra il comportamento dell’animale e il sinistro, mentre la Regione deve fornire

la prova liberatoria del caso fortuito, dimostrando che la condotta dell’animale si è posta del tutto al di fuori della propria sfera di controllo, come causa autonoma, eccezionale, imprevedibile o, comunque, non evitabile neanche mediante l’adozione delle più adeguate e diligenti misure – concretamente esigibili in relazione alla situazione di fatto e compatibili con la funzione di protezione dell’ambiente e dell’ecosistema- di gestione e controllo del patrimonio faunistico e di cautela per i terzi.

mv